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18 settembre 2009

Storia in Pillole: Il Ratto delle Sabine

Continua dal post precedente.

Romolo, dopo aver ucciso il fratello, si rese conto che Roma sarebbe potuta crescere soltanto con la violenza, giacché il segno a lui favorevole fu mostrato proprio da uno stormo di uccelli rapaci.

Romolo, ribadendo di essere divenuto sovrano per volere degli déi, si ispirò alla sacralità dei riti greci e fece costruire un tempio in onore di Ercole sull'Ara Massima, ai piedi del colle Palatino.

Tracciati i confini della città, Romolo, oltre che re, divenne il legislatore delle prime leggi che avrebbero dovuto regolamentare la nuova civitas, nonché fornire le basi per il funzionamento del governo.
I Romani diedero quindi prova della loro capacità politica e sapevano come questa dovesse essere applicata per essere efficace, anche in vista della futura politica espansionistica.

Il primo problema da affrontare, inoltre, fu il popolamento della nuova città che, essendo abitata soltanto da uomini, reclutati da Romolo in cambio di rifugio e protezione, non sarebbe durata oltre una generazione. Questi uomini cercarono di attirare le donne dai villaggi vicini, ma nessuna di loro aveva intenzione di unirsi a individui tanto brutali e violenti.

...Romolo su consiglio dei Senatori, inviò ambasciatori alle genti vicine per stipulare trattati di alleanza con questi popoli e favorire l'unione di nuovi matrimoni. [...] All'ambasceria non fu dato ascolto da parte di nessun popolo: da una parte provavano disprezzo, dall'altra temevano per loro stessi e per i loro successori, ché in mezzo a loro potesse crescere un simile potere." (Tito Livio, Ab Urbe Condita, libro I)

Romolo alla fine ebbe un'idea. Durante una calda giornata di agosto (il 21), circa 4 anni dopo la fondazione, il re organizzò una festa dedicata al dio Conso (le Consualia), protettore dei raccolti, e invitò alla festa anche il vicino popolo dei Sabini con il suggerimento di portare quante più donne e ragazze possibile.
I popoli vicini parteciparono alla festa, anche per poter ammirare la nuova città.


"Arrivò moltissima gente, anche per il desiderio di vedere la nuova città, e soprattutto chi abitava più vicino, cioè Ceninensi, Crustumini e Antemnati. I Sabini, poi, vennero al completo, con tanto di figli e consorti. Invitati ospitalmente nelle case, dopo aver visto la posizione della città, le mura fortificate e la grande quantità di abitazioni, si meravigliarono della rapidità con cui Roma era cresciuta." (Tito Livio, Ab Urbe Condita, libro I)

La sera stessa, nel pieno della baldoria, Romolo diede ai suoi uomini il segnale convenuto, che fu quello di avvolgersi nel suo mantello purpureo, e ordinò di rapire le ragazze più giovani. L'intento non era quello di stuprarle, ma di farle diventare le loro spose.

La situazione trascese, divenendo violenta, e si concluse con il rapimento di più di 600 ragazze vergini, sollevate di peso e portate trionfalmente nelle case dei Romani. L'unica a non essere ancora vergine fu Ersilia, che divenne la sposa di Romolo. Lo stesso Tito Livio assicura che non ci fu violenza nei confronti delle Sabine.

La reazione dei Sabini, che non tardò ad arrivare, sarà raccontata nel prossimo post.

(Nella foto: Pietro da Cortona (Pietro Berrettini, Cortona 1597 - Roma 1669) Ratto delle Sabine, 1629, olio su tela, cm 275 x 423)

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