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25 aprile 2010

Un'immagine, zero parole.


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10 aprile 2010

Storia in Pillole: Tarquinio il Superbo, l'ultimo re di Roma

Dopo l'assassinio di Servio Tullio (il sesto re di Roma), Lucio Tarquinio ottenne il potere di Roma senza aver cosultato il Senato o il Popolo.

Il regno di Tarquinio, con l'appoggio di Tullia, fu caratterizzato da tirannia, continui omicidi e da una tensione che non si era mai sentita a Roma sin dalla sua Fondazione.
Tutto ciò fece guadagnare al nuovo re l'appellativo di "Superbo".
Neanche la costruzione di un Tempio dedicato a Giove (edificato per ingraziarsi gli déi) servì a mitigare gli animi dei romani, visto che gli stessi romani dovettero lavorare al progetto senza essere pagati, ma sfruttati come nei lavori forzati.
Per la prima volta, Patrizi e Plebei furono uniti contro un sovrano scellerato..
Tarquinio, deciso a sottomettere anche la città di Gabi, che aveva offerto ospitalità a Romolo e Remo due secoli prima, si servì di uno dei figli, Sesto.
Il re ordinò prima di frustarlo (per inscenare una punizione) poi finse di cacciarlo via da Roma, spingendolo a cercare ospitalità presso i Gabi. Qui, Sesto riuscì a integrarsi e a intraprendere la carriera militare e, grazie alle sue abilità e alle finte vittorie contro l'esercito del padre, finì per ottenere una posizione di comando e, sotto consiglio del padre, che gli consigliò di eliminare tutte le figure influenti della città di Gabi, riuscì a ottenere il suo obiettivo e conquistare la città.

Fu però lo stesso figlio, in seguito, a causare la fine del regno di Tarquinio.

Un giorno, Sesto si recò a casa del fratello, Lucio Tarquinio Collatino, e, attratto dalla moglie, commise l'errore di violentarla,
Lucrezia, donna famosa per la sua integrità morale e la sua fedeltà al marito, rotta dalla vergogna, si recò al Senato in abiti luttuosi e denunciò la violenza subita davanti al marito, al padre, e a tutti i presenti. Poi, estraendo una spada nascosta nella veste, si tolse la vita.

Sconvolti dall'accaduto e pieni d'odio per Tarquinio e la sua famiglia, Bruto e Collatino giurarono di non aver pace fino a quando i Tarquini non fossero stati cacciati dalla città.

Raccolto il cadavere della nobile donna, seguiti dai giovani seguaci, i due si diressero a Roma dove Bruto parlò alla folla accorsa nel Foro; il suo eloquio fu così efficace e trascinante, e la nefandezza di Sestio così grande, che riusci a smuovere l'animo dei propri cittadini, stanchi dei soprusi dei Tarquini, che proclamarono il bando dalla città del re e dei suoi figli mentre questi, avvertiti da alcuni compagni, stavano tornando in città dal campo militare.

I romani dovevano adesso decidere con chi sostituire il Superbo. Alcuni pensavano a continuare con il regime monarchico, altri preferivano affidare il potere ai senatori.
Bruto propose di consegnare i poteri non più a un solo uomo, ma a due, che avrebbero regnato contemporaneamente, a turno: i consoli.

Finisce con Tarquinio il Superbo l'era della monarchia a Roma. Dopo la morte del settimo re di Roma (496 a. C.), costretto all'esilio, Roma da il benvenuto a una nuova forma di governo: la Repubblica.

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