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7 novembre 2010

Pompei, crollo della Casa dei Gladiatori

È sopravvissuta a oltre duemila anni di Storia. Ha resistito a terremoti, alluvioni, alle bombe della Seconda Guerra Mondiale e all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., ma non ce l’ha fatta a non cedere all’incuria e al degrado e ieri mattina, 6 novembre 2010, poco più tardi delle 6, la famosa "Schola Armaturarum Juventis Pompeiani", meglio conosciuta come la Casa dei Gladiatori, si è sbriciolata come un biscotto, scatenando le polemiche e l’indignazione di tutti.

Probabilmente, non essendo ritenuta di interesse artistico rilevante, la Casa dei Gladiatori, un edificio usato in passato per gli allenamenti degli atleti dell’antica città romana, era rimasta chiusa per decenni, alla mercé del degrado strutturale, anche se la "palestra" era situata su una delle vie di maggior transito per i turisti, la Via dell’Abbondanza, che porta fino all’Anfiteatro pompeiano.

Secondo gli storici, la casa fungeva da sede di una associazione militare, nonché da deposito di armature. L'ampia sala dove si allenavano i gladiatori era chiusa con un cancello di legno. Su una delle pareti apparivano gli incassi che contenevano alcuni scaffali con le armature che furono poi ritrovate nello scavo. La decorazione dipinta, persa nel crollo, richiamava al carattere militare dell'edificio: trofei di armi, foglie di palma, vittorie alate, candelabri con aquila e globi.

Alcune delle dichiarazioni delle principali autorità sono state esternate usando toni molto duri. Il ministro dei Beni Culturali sostiene: «Alla luce dei primi accertamenti, il dissesto che ha provocato il crollo parrebbe imputabile a uno smottamento del terrapieno che si trova a ridosso della costruzione per effetto delle abbondanti piogge di questi giorni e del restauro in cemento armato compiuto in passato».
«Quello che è accaduto a Pompei dobbiamo, tutti, sentirlo come una vergogna per l’Italia» sono state le parole di rimprovero del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Il sindaco di Pompei ,Claudio D’Alessio, ha dichiarato: «Il crollo rappresenta una disgrazia per il patrimonio culturale dell’umanità. Ha lasciato l’intera cittadinanza esterrefatta», aggiungendo però: «I nostri gridi d’allarme non trovano ascolto e, invece, Pompei dovrebbe fare da traino all’economia dell’intera Regione Campania». E ha chiesto alle autorità una maggiore attenzione agli strumenti per il rilancio dell’intero patrimonio archeologico nazionale.

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