Conoscere Roma: Storia del Capodanno
Come per il 25 dicembre, giorno in cui a Roma si festeggiava il Sol Invictus, anche il Capodanno proviene da una tradizione molto antica. E anche questa festa, in parte, la dobbiamo a Giulio Cesare.
Partiamo dall'inizio. Il nome dato al primo mese dell'anno, gennaio (da januarius), deriva dal nome di uno degli dei più importanti della storia di Roma: Giano.
Chiamato anche Giano Bifronte, perché raffigurato con due facce rivolte in direzioni opposte (quella da vecchio rivolta idealmente al passato, quella giovanile rivolta al futuro), egli rappresentava il cambiamento, il passaggio dal vecchio al nuovo e fu uno dei più venerati déi pagani. Il tempio a lui dedicato era costituito da un arco e una porta (spalancata quando Roma era in guerra, ma serrata in tempo di pace), proprio per rappresentare il passaggio verso qualcosa di nuovo.
Svetonio scrisse: "... il tempio di Giano Quirino che, dalla fondazione di Roma, non era stato chiuso che due volte, sotto il principato di Augusto fu chiuso tre volte, in uno spazio di tempo molto più breve, poiché la pace fu stabilita in terra e in mare...". "...Nerone portò al Campidoglio una corona di lauro e chiuse il tempio di Giano Bifronte, come se non rimanesse da fare più nessuna guerra".
Secondo la tradizione, a introdurre il mese di gennaio fu proprio il secondo re di Roma, Numa Pompilio, ma fu soltanto nel 46 a.C. (anno che fu allungato di circa 70 giorni per far quadrare i conti) , con la riforma di Giulio Cesare, che il primo gennaio cominciò a essere considerato, nel nuovo calendario giuliano, il primo giorno dell'anno.
Anche se la vita contadina non era in piena attività a gennaio, i romani si recavano lo stesso al lavoro, come augurio di un anno attivo e prospero. Forse il famoso detto: "Chi fa qualcosa a Capodanno, la fa tutto l'anno" deriva proprio da qui.
Il primo di gennaio i Romani organizzavano pranzi e banchetti con gli amici e, per tradizione, si scambiavano vasi con miele, datteri e fichi, il tutto accompagnato da ramoscelli d’alloro (le strenne, che venivano asportati da un boschetto sulla via Sacra dedicato alla dea sabina Strenia) come augurio di fortuna e felicità.
Nel Medioevo molti paesi europei usavano il Calendario Giuliano, ma vi era un'ampia varietà di date che indicavano il momento iniziale dell'anno. Tra queste per esempio il 1 marzo (Roma repubblicana e Venezia, avvio della primavera), 25 marzo (Firenze, Annunciazione del Signore) o il 25 dicembre (Italia Meridionale, Natale).
Solo con l'adozione universale del calendario gregoriano (dal nome di papa Gregorio XIII, che lo ideò nel 1582), divenne di uso comune festeggiare il Capodanno il 1 di gennaio.
Partiamo dall'inizio. Il nome dato al primo mese dell'anno, gennaio (da januarius), deriva dal nome di uno degli dei più importanti della storia di Roma: Giano.
Chiamato anche Giano Bifronte, perché raffigurato con due facce rivolte in direzioni opposte (quella da vecchio rivolta idealmente al passato, quella giovanile rivolta al futuro), egli rappresentava il cambiamento, il passaggio dal vecchio al nuovo e fu uno dei più venerati déi pagani. Il tempio a lui dedicato era costituito da un arco e una porta (spalancata quando Roma era in guerra, ma serrata in tempo di pace), proprio per rappresentare il passaggio verso qualcosa di nuovo.
Svetonio scrisse: "... il tempio di Giano Quirino che, dalla fondazione di Roma, non era stato chiuso che due volte, sotto il principato di Augusto fu chiuso tre volte, in uno spazio di tempo molto più breve, poiché la pace fu stabilita in terra e in mare...". "...Nerone portò al Campidoglio una corona di lauro e chiuse il tempio di Giano Bifronte, come se non rimanesse da fare più nessuna guerra".
Secondo la tradizione, a introdurre il mese di gennaio fu proprio il secondo re di Roma, Numa Pompilio, ma fu soltanto nel 46 a.C. (anno che fu allungato di circa 70 giorni per far quadrare i conti) , con la riforma di Giulio Cesare, che il primo gennaio cominciò a essere considerato, nel nuovo calendario giuliano, il primo giorno dell'anno.
Anche se la vita contadina non era in piena attività a gennaio, i romani si recavano lo stesso al lavoro, come augurio di un anno attivo e prospero. Forse il famoso detto: "Chi fa qualcosa a Capodanno, la fa tutto l'anno" deriva proprio da qui.
Il primo di gennaio i Romani organizzavano pranzi e banchetti con gli amici e, per tradizione, si scambiavano vasi con miele, datteri e fichi, il tutto accompagnato da ramoscelli d’alloro (le strenne, che venivano asportati da un boschetto sulla via Sacra dedicato alla dea sabina Strenia) come augurio di fortuna e felicità.
Nel Medioevo molti paesi europei usavano il Calendario Giuliano, ma vi era un'ampia varietà di date che indicavano il momento iniziale dell'anno. Tra queste per esempio il 1 marzo (Roma repubblicana e Venezia, avvio della primavera), 25 marzo (Firenze, Annunciazione del Signore) o il 25 dicembre (Italia Meridionale, Natale).
Solo con l'adozione universale del calendario gregoriano (dal nome di papa Gregorio XIII, che lo ideò nel 1582), divenne di uso comune festeggiare il Capodanno il 1 di gennaio.
BUON 2010!
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