Monumenti del Foro Romano: il Tempio del Divo Giulio
Scrivo oggi di un luogo in cui tutti gli amanti della Storia di Roma dovrebbero fermarsi per alcuni minuti e rendere omaggio a uno degli uomini più importanti che siano mai esistiti: Giulio Cesare.
Il tempio, che si trova nell'estremità orientale della piazza del Foro, tra la Basilica Emilia e il Tempio di Castore e Polluce, fu eretto nel 29 a.C. dall'Imperatore Augusto (suo figlio adottivo) e dedicato a Giulio Cesare divinizzato (si tratta del primo caso a Roma di divinizzazione dopo quella di Romolo).
Esso sorge proprio sul luogo dove il corpo di Cesare fu cremato, presso la Regia, dov'egli aveva vissuto da Pontefice Massimo.
Oggi, del Tempio, non resta altro che il basamento, ma in origine era costituito da una cella su un podio in cementizio, in origine rivestito esternamente da un paramento in opera quadrata di blocchi di tufo, a sua volta ricoperto da lastre di marmo, cui si accedeva da due scalinate laterali, con un pronao a sei colonne corinzie sulla fronte e due sui lati.
I rostri, invece, che erano stati prelevati dalle navi di Antonio e Cleopatra nella battaglia di Azio del 31 a.C. erano stati posti di fronte a una tribuna per gli oratori davanti al podio.
La cella ospitava al suo interno la statua di culto di Giulio Cesare divinizzato, con una stella sulla fronte: in occasione della morte di Cesare era stata infatti vista una cometa (sidus Iulius), il cui passaggio era stato considerato come segno della sua divinità.
All'interno della cella erano state collocate diverse opere d'arte: un quadro del celebre pittore greco Apelle raffigurante l'Afrodite anadyoméne ("sorgente dalle acque"), in riferimento alla mitica progenitrice della gens Giulia. Il quadro venne rimpiazzato all'epoca di Nerone perché si era danneggiato.
Il Tempio è collegato concettualmente (un tempo lo era anche fisicamente) alla Basilica Emilia dal portico dedicato a Gaio e Lucio (i nipoti di Augusto) e al Tempio di Castore e Polluce (identificati con i fratelli Tiberio e Druso) dall'Arco augusteo dedicato alla vittoria di Azio. Tutto questo per esprimere la volontà dell'imperatore di far risuonare il nome della gens Giulia (a cui egli apparteneva) proprio nella piazza centrale del Foro.
L'edificio è raffigurato sul rovescio di alcune monete del 37-34 a.C.
Oggi il Tempio del Divo Giulio appare come un tumulo informe di terra. Ma ancora oggi, dopo più di duemila anni, il luogo viene omaggiato dalle più alte cariche dello Stato, in onore di un grande uomo che aveva scritto una delle pagine principali della Storia di Roma e d'Italia. Continua a leggere...
Il tempio, che si trova nell'estremità orientale della piazza del Foro, tra la Basilica Emilia e il Tempio di Castore e Polluce, fu eretto nel 29 a.C. dall'Imperatore Augusto (suo figlio adottivo) e dedicato a Giulio Cesare divinizzato (si tratta del primo caso a Roma di divinizzazione dopo quella di Romolo).
Esso sorge proprio sul luogo dove il corpo di Cesare fu cremato, presso la Regia, dov'egli aveva vissuto da Pontefice Massimo.
Oggi, del Tempio, non resta altro che il basamento, ma in origine era costituito da una cella su un podio in cementizio, in origine rivestito esternamente da un paramento in opera quadrata di blocchi di tufo, a sua volta ricoperto da lastre di marmo, cui si accedeva da due scalinate laterali, con un pronao a sei colonne corinzie sulla fronte e due sui lati.
I rostri, invece, che erano stati prelevati dalle navi di Antonio e Cleopatra nella battaglia di Azio del 31 a.C. erano stati posti di fronte a una tribuna per gli oratori davanti al podio.
La cella ospitava al suo interno la statua di culto di Giulio Cesare divinizzato, con una stella sulla fronte: in occasione della morte di Cesare era stata infatti vista una cometa (sidus Iulius), il cui passaggio era stato considerato come segno della sua divinità.
All'interno della cella erano state collocate diverse opere d'arte: un quadro del celebre pittore greco Apelle raffigurante l'Afrodite anadyoméne ("sorgente dalle acque"), in riferimento alla mitica progenitrice della gens Giulia. Il quadro venne rimpiazzato all'epoca di Nerone perché si era danneggiato.
Il Tempio è collegato concettualmente (un tempo lo era anche fisicamente) alla Basilica Emilia dal portico dedicato a Gaio e Lucio (i nipoti di Augusto) e al Tempio di Castore e Polluce (identificati con i fratelli Tiberio e Druso) dall'Arco augusteo dedicato alla vittoria di Azio. Tutto questo per esprimere la volontà dell'imperatore di far risuonare il nome della gens Giulia (a cui egli apparteneva) proprio nella piazza centrale del Foro.
L'edificio è raffigurato sul rovescio di alcune monete del 37-34 a.C.
Oggi il Tempio del Divo Giulio appare come un tumulo informe di terra. Ma ancora oggi, dopo più di duemila anni, il luogo viene omaggiato dalle più alte cariche dello Stato, in onore di un grande uomo che aveva scritto una delle pagine principali della Storia di Roma e d'Italia. Continua a leggere...