Accadde oggi, 8 ottobre
Il giorno 8 di ottobre vide lo svolgersi di due importantissimi eventi. Il primo vide protagonista il famoso imperatore Costantino nella battagia di Cibalae, mentre il secondo, avvenuto molti anni più tardi, segnò l'inizio del Concilio di Calcedonia.
L'8 ottobre del lontano 316 d.C. si combattè la famosa battaglia di Cibalae che vide contrapposte le forze dell'Imperatore Costantino e quelle di Licinio.
Costantino, a seguito del tradimento di Bassiano (suo cognato), che fu istigato da Licinio, radunò 20.000 soldati provenienti dalle province romane del sud ed entrò nel territorio del suo avversario, la Pannonia, dove Licinio si era accampato in seguito alla battaglia contro i Goti.
Lo scontro avvenne nella pianura tra il fiume Sava e il Drava, nei pressi di Cibalae (l'attuale Vincovci), una città collinare della Pannonia.
Gli arcieri cominciarono la battaglia all'alba con una serie di lanci, poi fu la volta dello scontro tra le fanterie, che durò l'intera giornata. La battaglia fu decisa da un iniziale attacco della cavalleria di Costantino (posta dallo stesso in prima fila e comandata dall'imperatore in persona), che scompaginò le linee dell'esercito di Licinio, al quale seguì una carneficina degli avversari: 20.000 uomini di Licinio morirono, e l'imperatore sconfitto dovette fuggire con la cavalleria verso Sirmio (città della Pannonia bagnata dalla Sava prima di gettarsi nell'Istro), approfittando del calar delle tenebre, ma abbandonando viveri, bestiame ed ogni altro equipaggiamento.
Licinio allora indietreggiò verso la Tracia per raccogliere un nuovo esercito, ma fu intercettato da Costantino che, dopo aver costruito un ponte sul Sava, cercò di raggiungerlo senza successo.
La battaglia fu vinta da Costantino.
Il concilio di Calcedonia è il quarto concilio ecumenico della storia del cristianesimo. Si svolse nel 451 e prende il nome dalla città che lo accolse.
Il Concilio fu convocato dall'allora imperatore romano d'Oriente, Marciano, e da sua moglie Pulcheria e l'8 ottobre iniziarono le prime sedute, a cui parteciparono tra i 500 e i 600 vescovi, chiamati a trattare argomenti relativi alla figura di Cristo.
In questo Concilio, contrariamente a quello di Efeso del 449, furono condannate le ideologie del Monofisismo di Eutiche e Dioscoro.
Il Concilio si tenne in un periodo duro per l'Impero romano, messo a dura prova dalle continue invasioni barbariche e dalle continue minacce del famoso Attila che, sempre in quell'anno, si trovò ad affrontare il generale Ezio sui Campi Catalaunici, perdendo contro l'esercito romano, ma non mollando l'originale piano di conquista: tornerà l'anno successivo per devastare le città del nord (Aquileia in primis fu totalmente distrutta).
Certamente al successo del Concilio contribuirono le pressioni del cugino di Pulcheria, Valentiniano III, imperatore d'Occidente, il quale agì in accordo con papa Leone I. Quest'ultimo, nel 450, aveva inviato una missione, capeggiata dal vescovo di Como Abbondio, originario di Tessalonica: egli ottenne che Anatolio (Patriarca di Costantinopoli dal 449 al 458) accettasse una lettera che Leone aveva indirizzato nel 449 al suo predecessore Flaviano (martirizzato dai sostenitori del monofisismo di Eutiche). La lettera è tuttora ricordata col nome Tomus ad Flavianum.
Tuttavia papa Leone rifiutò di accettare il ventottesimo canone del concilio, che sanciva l'uguaglianza fra la sede apostolica di Roma e il patriarcato di Costantinopoli, asserendo l'ormai tradizionale posizione relativa al primato di Roma. L'anno successivo fu lo stesso Leone I che, insieme a una scorta di rappresentanza, incontrò Attila sulle sponde del fiume Mincio e lo convinse (il come, tra leggende e interpretazioni diverse, ci è ancora sconosciuto) ad abbandonare il suo intento di distruggere Roma.
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