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25 dicembre 2010

Le origini del Santo Natale

Oggi è il 25 dicembre e, come tutti sanno, in molti paesi del mondo si festeggia il tanto atteso Santo Natale.

Diventata ormai per molti solamente un'appuntamento commerciale, il Natale rappresenta per tante persone un giorno in cui celebrare, oltre alla nascita di Cristo, anche un avvicinamento alla propria famiglia e ai propri affetti, riscoprendo ogni anno la tipica frase che ci invita a "essere più buoni".

Ma, come innumerevoli altre feste cristiane, anche il Natale trova le sue origini nell'Antica Roma, Infatti, il 25 dicembre era una giornata dedicata al "Sol Invictus", una giornata di festa in onore del dio Sole (Mitra) che, secondo alcuni storici, fu introdotta dall'imperatore Aureliano nel 274 e trasformata in festa cristiana dall'imperatore Costantino, ma ufficializzata soltanto nel 337 da Papa Giulio I, come riferito da San Crisostomo nel 390: «In questo giorno, 25 dicembre, anche la natività di Cristo fu ultimamente fissata in Roma».

L'attinenza alla nascita del sole cade esattamente durante il periodo del solstizio d'inverno, quando le giornate iniziano ad allungarsi. Ma, in questo periodo, anche un'altra festa era segnata nel calendario Romano: I Saturnali.

I Saturnali erano celebrati dal 17 al 24 dicembe ed erano considerati i giorni di festa più importanti.

I festeggiamenti includevano vacanze scolastiche, la realizzazione e la donazione di piccoli regali (Saturnalia et sigillaricia) e un mercato speciale (Sigillaria). Durante i Saturnali il gioco d’azzardo era consentito a tutti, anche agli schiavi, e in generale si trattava di un momento per mangiare, bere e divertirsi. Tra alcuni giochi c'era quello della tombola, chiamato dai romani "il gioco di Saturno". La tradizione di decorare gli alberi di Natale, invece, scaturisce in parte dalla pratica di appendere piccole bambole di ceramica chiamato “Sigillaria” sui rami degli alberi di pino.
Tutto come avviene ancora oggi durante le feste natalizie, seguendo tradizioni che arrivano da tempi molto lontani.

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17 dicembre 2010

Saper decidere in ogni momento, grazie all'esempio di Giulio Cesare

L'espressione "Alea iacta est", che in italiano significa "Il dado è tratto", è stata attribuita dallo storico Svetonio a Giulio Cesare.

Pare che Cesare avesse pronunciato questa frase quando decise di oltrepassare il Rubicone con il suo esercito e tornare a Roma.

Al di là della correttezza della frase (alcuni sostengono che quella corretta sia "Alea iacta esto", che invece significa "Che il dado sia tratto"), a me piace molto soffermarmi sull'insegnamento trasmesso dalla persona che l'ha pronunciata.


Adesso, immaginiamoci in questa situazione:

E' una fredda mattina di gennaio dell'anno 49 a.C. Siamo un generale romano con l'aspirazione di assumere la carica di console, abbiamo vinto una delle battaglie più dure e lunghe della nostra vita, abbiamo perso tantissimi uomini e quelli che restano (50.000 legionari) sono stanchi e l'unica cosa che vogliono è tornare dalle loro famiglie come eroi. Siamo a poche centinaia di miglia dalla nostra città, nel mezzo della pianura padania e proprio di fronte abbiamo il Rubicone, il fiume che segna il confine tra l'Italia e la Gallia Cisalpina e che segna anche il confine di sicurezza della citta: chiunque oltrepassa quel fiume con un esercito viene considerato un invasore nemico di Roma.

Non possiamo diventare console se non siamo presenti fisicamente a Roma, quindi dobbiamo per forza arrivarci, ma riceviamo delle notizie: in Senato c'è qualcuno che trama contro di noi e che non desidera il nostro ritorno per paura che, una volta in città, il nostro obiettivo sia quello di destituirlo. Inoltre incotreremmo Pompeo e dovremmo subire i suoi colpi politici (o essere uccisi), dato che nel frattempo si è alleato al Senato.

Ci troviamo quindi di fronte a una scelta: decidere di non superare il confine, e quindi rendere vano tutto quello che abbiamo fatto, e attirare l'ira dei nostri uomini (che attendono anche di essere pagati) o decidere di andare avanti e entrare in Roma, anche a costo di essere trattato come un invasore?
Sarete d'accordo con me che questa, in un modo o nell'altro, potrebbe essere una scelta una cosiddetta questione di vita o di morte. Una di quelle decisioni davvero difficili da prendere.
I motivi che solitamente ci farebbero (e ci fanno) tentennare sulle decisioni sono fondamentalmente 4:

1 - Paura.
Anziché sfruttare la paura a proprio vantaggio, ci si lascia sopraffare dalla paura, trascurando il fatto che la paura è soltanto uno stato mentale astratto. Non si può toccare, non viene dall'esterno, ma solo nei nostri pensieri.

2 - Incertezza.
Molto spesso, prima di prendere una decisione, si attende di avere la certezza matematica di quali conseguenze potrà avere quella decisione. Ma sappiamo benissimo che questo non è mai possibile. 

3 - Mancanza di abitudine.
Spesso si considerano "decisioni" soltanto quelle davvero importanti, quelle che cambiano davvero la nostra vita, ma non ci si sofferma abbastanza sul fatto che ogni giorno noi prendiamo decisioni su tutto: cosa mangiare, cosa ordinare al ristorante, che strada prendere. Ogni giorno sono migliaia le piccole decisioni e non ci accorgiamo a volte che, proprio la somma di queste decisioni determina la direzione della nostra vita. Il segreto è diventare consapevoli di ogni decisione che prendiamo. Proprio come in palestra, noi possiamo allenare la nostra capacità decisionale e acquisiremo l'immagine di una persona che decide.

4 - Scarso accesso alle proprie risorse positive.
Molte volte non ci rendiamo conto che stati d'animo negativi spengono, o limitano molto, il nostro poteziale. Questo si ripercuote sull'energia che noi utilizziamo per le nostre azioni e, se le anche le azioni sono scarse, come potranno essere i nostri risultati?

Detto questo, il modo migliore per liberarsi di questi blocchi è soltanto uno: passare all'azione.

Cesare decise di andare avanti. Scelse di infrangere una delle più importanti regole di Roma pur di conseguire il suo obiettivo e lo fece sfruttando gli stessi motivi:

1 - Decise di affrontare la paura e utilizzarla a suo vantaggio. Dall'altra parte ci sarebbe stata una difesa micidiale, e degli uomini che complottavano contro di lui, ma era focalizzato su quello che davvero voleva e non sulle difficoltà che avrebbe incontrato.

2 - Decise di passare lo stesso, nonostante le mille incertezze riguardo alle conseguenze che il suo gesto avrebbe portato, pronto ad accettare e affrontare anche quelle.

3 - Era abituato a decidere. Cesare aveva appena conquistato una delle regioni più difficili, la Gallia, e l'aveva fatto guidando i suoi uomini egregiamente fino alla vittoria quindi di decisioni ne aveva già prese e, visti i risultati, molte di esse furono sicuramente quelle giuste. Passare il Rubicone era soltanto "un'altra decisione da prendere."

4 - Era sicuro dei propri mezzi. Era sicuro che, in un modo o nell'altro, anche con l'aiuto dei suoi uomini, avrebbe affrontato qualsiasi situazione e impegnando al massimo tutte le sue risorse positive: leadership, determinazione, ambizione, tenacia.

Con l'affermazione "il dado è tratto", scelse di bruciarsi l'alternativa e di avere il consenso dei suoi soldati che, come lui, rischiavano di fregiarsi del marchio di "nemico di Roma". Come a dire: "Ormai è fatta, andiamo avanti!"
Tutti scelsero di seguire il proprio comandante fino alla fine.

Arrivato a Roma, Cesare fu dichiarato nemico di Roma e affrontò i suoi avversari in una dura guerra civile che li portò a combattere su quasi tutto il territorio conquistato. Alla fine vinse e ottenne la nomina più alta possibile, quella di Imperator e di Dictator Perpetuo.

Giulio Cesare divenne uno dei più importanti personaggi della storia mondiale. Fu ucciso dai cospiratori nel famoso giorno delle Idi di Marzo del 44 a.C., ma il suo cognomen, Cesare, fu attribuito a tutti gli imperatori che si susseguirono nei secoli successivi fino alla fine dell'Impero Romano d'Occidente e d'Oriente.
Ancora oggi, il termine russo Zar deriva da Cesare, così come il termine tedesco Kaiser.
Ancora oggi, sulla sua tomba nel Foro, ogni 15 marzo, Cesare riceve le onorificenze e i fiori dalle più alte cariche dello Stato.

Chissà cosa sarebbe accaduto se Cesare non avesse preso la decisione di passare il Rubicone. Io me lo chiedo spesso...

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